Perché Plutone è un pianeta nano

Nessun oggetto astronomico divide la società e suscita emozioni come Plutone, che da quasi due decenni non è più considerato un pianeta.

Nel 2006 è stata presa l'importante decisione di negare a Plutone lo status di pianeta. È stato in occasione della conferenza dell'Unione Astronomica Internazionale a Praga che è stata riconosciuta l'urgenza di definire con maggiore precisione il gruppo dei pianeti, dal momento che venivano trovati sempre più oggetti oltre l'orbita di Nettuno, all'epoca il pianeta più esterno dopo Plutone.

 

La definizione era la seguente:

"Un pianeta è un corpo celeste che (a) orbita intorno al sole, (b) ha una massa sufficiente per assumere una forma di equilibrio idrostatico (quasi rotonda) a causa della propria gravità e (c) ha liberato la propria orbita da altri oggetti".

La definizione dei pianeti, Unione Astronomica Internazionale

Ma è stata proprio questa definizione a rivelarsi la rovina di Plutone. Con un diametro inferiore a quello della luna terrestre e molti compagni relativamente simili, il criterio (c) in particolare non poteva essere soddisfatto da Plutone.

 

Anche se questo cambiamento fece arrabbiare non solo molti astronomi, ma persino una parte dell'intera popolazione mondiale, non era la prima volta nella storia dell'astronomia che i pianeti venivano privati del loro status.

Fino al 1851, anche alcuni degli attuali asteroidi come Pallade, Giunone, Vesta e Astraea erano considerati pianeti del sistema solare, fino a quando non vennero scoperti costantemente nuovi oggetti nelle loro orbite e venne introdotto il gruppo degli asteroidi. Nel diagramma sono riconoscibili come piccoli punti arancioni in prossimità dell'orbita terrestre.

Plutone non è quindi più uno dei suoi fratelli maggiori, i pianeti (vedi diagramma a destra), ma è diventato il padre fondatore e anche re dei pianeti nani, un gruppo di corpi celesti che non soddisfano del tutto la definizione di pianeta e di solito non soddisfano il criterio (c). Altri pianeti nani, come Haumea, Eris o Makemake.

Ma senza questo criterio, al giorno d'oggi potremmo parlare non di 8 ma di 15, 20 o 30 pianeti, e impararli sarebbe molto più noioso di quanto non sia:

 

"Mio padre mi spiega il nostro cielo notturno ogni sabato".
Mio (Mercurio), padre (Venere), mi spiega (Terra), a me (Marte), ogni (Giove), sabato (Saturno), il nostro (Urano), cielo notturno (Nettuno).

La band svizzera "Lo & Leduc" ha addirittura dedicato una canzone a Plutone

Lo & Leduc - Plutone

Autore

Dorothea Holzschuh

Capo squadra del planetario